In occasione della mostra a Palazzo Chigi di Ariccia, dal 14 ottobre 2023 al 14 gennaio 2024, ho potuto osservare quella che viene ritenuta la prima versione di Michelangelo Merisi della “Presa di Cristo”.

Nell’altana di Palazzo Chigi ad Ariccia che in passato era stata usata come laboratorio di restauro di quadri, sembra di entrare nella bottega di Caravaggio, il suo capolavoro primeggia nella parete frontale contornata da due opere di età imperiale del II secolo rinvenute nel territorio di Ariccia.
A destra sono stati allestiti tavoli con pigmenti e oli per realizzare i colori e oggetti che il Merisi usava per inscenare le sue rappresentazioni.
Sono anche esposte due opere che hanno dato ispirazione a Caravaggio per la sua opera.

I cartelloni spiegano l’origine dell’opera e la sua storia, poi ci sono le radiografie eseguite sull’opera sia in analogico che in digitale durante i lavori di restauro.

Nella sala sottostante parallelamente si è svolta una mostra di noti maestri contemporanei caravaggeschi, con la riproduzioni delle più famose opere di Caravaggio.

Nel 1661 il cardinal Flavio ed i principi Mario ed Agostino Chigi acquistarono il feudo di Ariccia dal principe Giulio Savelli. I Chigi attuarono subito un piano di risanamento e nuove opere sia per l’abitato che per il palazzo per questo fu chiamato Gian Lorenzo Bernini, la progettazione esecutiva fu affidata a Carlo Fontana, allievo del Bernini e suo stretto collaboratore.
Nel 1962, il regista Luchino Visconti girò diverse scene del film “Il Gattopardo”.
Nel 1988 Agostino Chigi Albani della Rovere, proprietario del palazzo, lo ha venduto assieme al Parco al Comune di Ariccia a particolari condizioni.

La locandina all’ingresso di Palazzo Chigi di Ariccia

La mostra “La presa di Cristo dalla collezione Ruffo”, a cura di Francesco Petrucci, ci presenta l’opera di Caravaggio come prototipo della seconda versione realizzata dal maestro e più conosciuta “Presa di Cristo” conservata alla National Gallery of Ireland di Dublino.

“Presa di Cristo”, Michelangelo Merisi da Caravaggio, 1602, olio su tela 142 x 218,5 cm.
Cartellino espositivo dell’opera

L’opera di proprietà dell’antiquario romano Mario Bigetti è stata per 18 anni al centro di una contesa giudiziaria, fu acquistata nel 2003 dal collezionista, ma nel 2004 fu sequestrato per un ipotetica appropriazione indebita, il dipinto definito opera d’interesse nazionale, quindi non esportabile.
Nel 2022 la causa si è conclusa e il Bigetti e stato riconosciuto come il legale proprietario ed è terminato il sequestro dell’opera.
Su volere dello stesso Bigetti in collaborazione con il Conservatore di Palazzo Chigi di Ariccia, Francesco Petrucci è stata organizzata la mostra del capolavoro per esporla al pubblico e al giudizio della comunità scientifica.



“Concorsero al diletto del suo pennello altri Signori Romani e tra questi il Marchese Asdrubale Mattei gli fece dipingere la presa di Cristo all’orto, parimente in mezze figure. Tiene Giuda la mano alla spalla del Maestro dopo il bacio; intanto un soldato tutto armato stende il braccio, e la mano di ferro al petto del Signore, il quale si arresta paziente, ed umile con le mani incrocicchiate avanti, fuggendo dietro San Giovanni con le braccia aperte. Imitò l’armatura rugginosa di quel soldato, coperto il capo, e ‘l volto dall’ elmo uscendo, alquanto fuori il profilo; e dietro s’inalza una lanterna, seguitando due altre teste d’ armati. “

“Le vite de pittori, scultori et architetti moderni” Giovan Pietro Bellori – 1672  pag. 207


Il Caravaggio si scosta dalla descrizione dei vangeli della scena della presa di Cristo, come suo stile ambienta la sua scena da riprendere in una stanza buia e con pochi personaggi, mostrando così di essere più interessato al contenuto intellettuale dell’avvenimento sacro e non all’aderenza dei fatti storici come fatto fino a quel tempo da altri artisti.

Esposizione delle radiografie fatte alla “Presa di Cristo” di Caravaggio
Radiografia della “Presa di Cristo” di Caravaggio

Radiografia analogica con lastre eseguita nel 2003, sono visibili numerosi pentimenti.

Radiografia digitale del 2023 della “Presa di Cristo” di Caravaggio

Dall’esame della radiografia digitale eseguita nel 2023, si notano numerosi cambiamenti e variazioni in corso d’opera, questo porta alla conclusione che quest’opera sia precedente rispetto alla versione di Dublino che risulta priva di variazioni e quindi una replica di questa.

“Presa di Cristo2 di Caravaggio, fotografia dopo la ripulitura in fase di restauro

Fotografia dell’opera durante la fase di restauro, dopo la pulitura effettuata dalla restauratrice Carla Mariani nel 2003.

Sono esposte anche due opere che sono state d’ispirazione per il Merisi per la composzione della usa opera, la “Presa di Cristo” del Cavalier d’Arpino e una versione della “Baruffa di Bruttobuono” di Francesco Villamena.

“Presa di Cristo”, Giuseppe Cesari, detto Il Cavalier d’Arpino, Olio su tavola 1596-97, 87×64 cm.

“La baruffa di Bruttobuono presso la villa Mattei”, Pieter van Lear,(1599-1642), ispiratosi alla celebre incisione di Francesco Villamena

Nella sala sottostante all’altana di Palazzo Chigi, sono esposte alcune riproduzioni di celebri opere di Caravaggio eseguite da artisti contemporanei:


“Prendo in prestito dei corpi e degli oggetti,
li dipingo per ricordare a me stesso la magia dell’equilibrio che regola l’universo tutto.
In questa magia l’anima mia risuona dell’Unico Suono che mi riporta a Dio.”

Michelangelo Merisi da Caravaggio


“Presa di Cristo”, Guido Venanzoni, particolare

Davanti a un quadro di Caravaggio è come se fossimo aggrediti dalla realtà, è come se la realtà ci venisse incontro e lui la riproducesse in maniera totalmente mimetica. Stabilendo per ciò stesso un formidabile anticipo, perché si può dire, in senso oggettivo, che Caravaggio sia l’inventore della fotografia.

Vittorio Sgarbi, Caravaggio. Il punto di vista del cavallo.  (Bompiani)


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