Quando fotografia e arte si fondono
Ho avuto il piacere di vedere la mostra presso Palazzo Pretorio a Pontedera, (dal 10 novembre 2021 al 26 giugno 2022) e il suo modo di fare arte mi ha incuriosito ho voluto conoscere di più il personaggio ma devo condividere il parere dello stesso Andy Warhol nel suo libro “La filosofia di Andy Warhol – Da A a B e viceversa”, pubblicata per la prima volta in America nel 1975 e firmata dallo stesso artista, dove si presenta come un uomo di cui “si sa tutto, ma allo stesso tempo non si sa niente”.
(I riferimenti e le informazioni che ho raccolto provengono da: i cartelloni presenti alla mostra, e al relativo opuscolo, dal libro “La filosofia di Andy Warhol-da A a B e viceversa” Feltrinelli Editore, e dal documentario “Andy Warhol – Un ritratto” di K. Evans, trasmesso da Sky Arte.)
Pittore, scultore, grafico, sceneggiatore, scrittore, musicista, fotografo, regista. è stato un poliedrico artista, icona e leggendario padre della pop art, nonché uno dei più influenti e avanguardisti artisti del XX secolo.
Andy Warhol è soprattutto uno degli artisti più famosi di tutti i tempi, ossessionato dalla riproducibilità dell’arte e spinto dal desiderio di rendere popolare ogni espressione artistica.
Andrew Warhola – questo era il suo vero nome – nacque a Pittsburgh, in Pennsylvania, da una famiglia di emigranti slovacchi proveniente dalle montagne al confine tra Russia e Cecoslovacchia. Da piccolo Andrew sviluppò dei tic nervosi, non riusciva a star fermo con le mani, soffriva di crisi d’ansia e poco dopo gli fu diagnosticata un’encefalite, la còrea di Sydenham, il cosiddetto “Ballo di San Vito”. La malattia lo costrinse a letto per un anno intero, cosa che ne rafforzò l’introversione, che lo legò in modo fortissimo a sua madre, ma soprattutto che lo iniziò all’arte in modo un po’ insolito: mamma Júlia non faceva che regalargli libri coi disegni da colorare, era un modo per tenere il bambino attivo e per evitare che si annoiasse. A ogni libro colorato l’ignaro artista in erba veniva ricompensato con dei dolci. In questo periodo passava il tempo a collezionare le fotografie dei grandi divi di Hollywood che trovava sui giornali, come Humphrey Bogart, Cary Grant, Clark Gable. Sono questi i soli compagni di gioco di Andy, che a causa della sua malattia viene preso di mira dai compagni .
“Avevo un altro problema della pelle : persi tutta la pigmentazione a otto anni . Mi avevano affibbiato un altro soprannome : “ Macchia ” ”
Il padre venne a mancare quando aveva 12 anni. La madre di Andy ebbe una notevole influenza su di lui, era dotata di un grandissimo talento creativo.
Nel 1945 Andy Warhola vinse una borsa di studio per studiare arte al Carnegie Institute of Tecnology di Pittsburgh diventando il primo della famiglia che andò al college.
Durante gli studi si distinse per il suo disegno originale e inconfondibile. Voleva fare il pittore ma dopo la laurea nel 1949 fu catturato dallo spirito di New York,
Nell’estate del 1949, terminati gli studi, lascia la casa dell’adorata mamma per trasferirsi a New York. Non ha un soldo in tasca e racimola qualche spicciolo facendo occasionalmente il grafico.
Cambio il suo nome in Andy Warhol, e si tuffò nel mondo dell’arte commerciale
Inizio con disegnare scarpe, divenendo il migliore disegnatore di scarpe di New York, e divenendo un grafico commerciale di enorme successo.
Andy voleva fare il pittore e inizio a usare l’arte commerciale, pubblicità e illustrazione come soggetto per le sue opere, e questo fu uno scandalo, fu come schiaffo al panorama artistico del tempo.
Nel 1963 fonda la “Silver Factory”, chiamata così per l’aspetto che Billy Name, fotografo e grande amico di Warhol, riuscì a darle riempiendo i muri di carta stagnola. Fu lo stesso Name a portare alla Factory quel divano rosso, trovato abbandonato sul ciglio di una strada, che sarebbe diventato l’oggetto più famoso dello studio di Warhol, usato per decine e decine di servizi fotografici.
Nel 1964, insieme al suo assistente Gerard Joseph Malanga, iniziarono a usare la serigrafia per produrre opere in serie, come le “Brillo box”, “Zuppa Campbell’s”, e “Kellog’s”
Le serigrafie di Marilyn, contenevano molti errori, stampa fuori registro, sbavature di colore, a Andy piaceva che nelle immagini ci fossero errori, perché erano parte del processo creativo
A Andy piaceva dipingere persone che non conosceva, inizio a dipingere persone che non aveva incontrato ma che erano icone della società.
A meta degli anni 60 inizio a dirigere filmati underground
“Se il film non ha senso è arte” diceva Andy
Nel 1968 Valerie Solanas, un’attivista femminista, dopo che Warhol respinse una sua sceneggiatura per un film, sparo tre colpi di pistola a Warhol, ferito gravemente sopravvisse a malapena dopo un operazione e diversi massaggi cardiaci. Questo evento ebbe un profondo effetto sulla sua vita.
Muore il 22 febbraio 1987 in seguito a un’ operazione alla cistifellea a 58 anni .
"Era un rivoluzionario nel senso che ha cambiato completamente la mentalità del panorama artistico di quei anni" Ivan Karp (mercante d'arte 4/06/1926-28/06/2012)
“ciò che rende interessante Warhol non e tanto la capacità di dipingere 50 barattoli di zuppa, quanto la capacita di avere l’idea di dipingere 50 barattoli di zuppa (Marcel Duchamp)
La mostra si divide in 6 sezioni: Fame, Daily, Still life, Gaze, World’s Life, Music
Fame
Prima sezione – Fame Questa è la sezione che non solo ci svela gli aspetti più significativi del lavoro di Warhol, ma anche quella che ci parla della sua infanzia: Andy Warhol era un bambino riservato e sempre solo, che passava il tempo a collezionare le fotografie dei grandi divi di Hollywood che trova sui giornali: Humphrey Bogart, Cary Grant, Clark Gable… Sono questi i compagni di gioco di Andy, che a causa di una malattia della pelle viene preso di mira dai compagni ed è per questo che sviluppa una vera e propria idolatria nei confronti della madre. Da qui, da molto lontano dunque, arriva la fissazione di Warhol per le celebrità e questa sezione tratterà questo aspetto fondamentale, che andrà dai miti di Warhol fino ai frequentatori più celebri della factory. Da Liz Taylor a Marilyn Monroe, da Valentino a Mohammed Alì, sono molti i ritratti di celebrità, divi di Hollywood, grandi imprenditori e creativi che potremo avere in mostra, celebrando così l’aspetto più peculiare di Wharol, quello più pubblico e allo stesso tempo più intimo e personale: in questa sezione, infatti, sarà presentato anche il ritratto della madre. Inoltre anche alcuni luoghi vengono trattati da Warhol come fossero grandi divi e per questo nella sezione saranno mostrate le opere raffiguranti la factory, ma anche quella del Washington Monument.
Daily
- Seconda sezione – Daily
Warhol in poco tempo si afferma professionalmente e diventa un punto di riferimento per il mondo della creatività newyorchese. Fonda la Andy Warhol Enterprises Inc: ecco un altro aspetto rivoluzionario, Warhol diventa il primo artista/impresa. E se i grandi divi rincorrono Warhol, ecco che chiunque voleva seguirli ed entrare nel magico mondo di Andy, chiunque è disposto a mettersi in coda per essere trasportato nella sua dimensione. Warhol ci dice che la fede religiosa è credere in qualcosa che non si vede e che ha una trasposizione figurativa, proprio come i divi. Nessuno li ha mai visti in carne e ossa, ma fanno parte della nostra quotidianità: ed è ovvio che a quel punto, come fosse una sorta di escamotage per diventare idoli di una religione laica, chiunque cercava di farsi ritrarre da Warhol, perché essere un suo soggetto garantiva uno status. È anche così, con i tanti ritratti su commissione, che Warhol diventa uno degli artisti più pagati di sempre. In questa sezione trovate persone comuni e potenti, amici di un giorno o frequentatori assidui della Factory: Warhol riesce nella magia di rendere tutti superstar allo stesso modo.
Natura morta
Terza sezione – Still life Nel 1962 Warhol inizia a usare la serigrafia e crea la serie di Campbell’s Soup, minestre in scatola che dagli scaffali dei supermercati, Warhol trasformava in opere costosissime. Ecco il cortocircuito, ecco la tempeste perfetta. Infatti c’è la riconoscibilità dell’oggetto, che viene esaltato in quanto fulcro della contemporaneità, ma c’è anche un pesante e intelligentissimo ammiccamento alla storia dell’arte, perché con quelle latte Warhol non fa nient’altro che attualizzare il concetto di natura morta, cosa che poi negli anni ripeterà usando come oggetto il denaro, biglietti di grandi eventi, o più banalmente frutta dal sapore psichedelico.
Gaze
Quarta sezione – Gaze I disegni e le copertine di Interview, il magazine dedicato alle celebrità, vera fissazione di Warhol. Interview è stato un periodico statunitense creato dagli artisti Andy Warhol, John Wilcock e Gerard Malanga nel 1969 che si occupava principalmente di celebrità anche se veniva reputata una pubblicazione di genere alternativo. Nel maggio 2018 è stata annunciata la chiusura della pubblicazione e la messa in liquidazione della società editrice.
World’s Life
Quinta sezione – World’s Life
Non dimentichiamo i politici: nel 1972 il primo soggetto a divenire contemporaneamente un quadro e una grafica di Warhol, è Mao. Un’altra intuizione folle e visionaria, usare le icone della politica alla stregua delle dive di Hollywood e questo succederà anche con altri soggetti (Kennedy, per esempio).
Ed è proprio con il suo Vesuvio che Warhol comincia ad avvicinarsi alla questione ambientale, alla forza della natura. Ma la politica interessa Warhol anche sotto un altro aspetto: nel 1983 realizza una serie che sembra discostarsi dal mondo provocatoriamente amorale che ha abbracciato fino a quel momento, dieci serigrafie che rappresentano altrettanti animali in via d’estinzione, e dice che non ci può essere opera d’arte più grande che l’azione di preservare la Terra.
Non era la prima volta che Warhol dipingeva animali, infatti aveva già realizzato molti dipinti della serie Cow, tra il 66’ e il 76’, e non era la prima volta che si avvicinava alla natura, come nella serie dei fiori. In questa ricca sezione, oltre ai ritratti dei politici, dei fiori e la serie cow, andrà anche l’opera raffigurante il Vesuvio. Perché? Eccolo spiegato: nel 1975 compie il primo di una lunga serie di viaggi a Napoli, su invito del grande gallerista Lucio Amelio: a Warhol Napoli ricorda tanto la sua New York, stesso fermento, stessa vivacità culturale (è in quell’ambito che, nelle sue tante celebri frequentazioni di quegli anni, inizia un rapporto di forte amicizia con Joseph Beuys, che è da considerare quasi l’antitesi di Warhol artisticamente parlando).
Lo storico e regista Mario Franco ricorderà così quel periodo: «Warhol amava Napoli, il fuoco creativo che ha nelle viscere, il convivere fatalistico con la morte. Non c’è una Parigi, una Londra di Warhol, c’è la Napoli Warhol, col suo sterminator Vesuvio, la cui immagine replica ossessivamente in colori diversi». Ed è proprio con il suo Vesuvio che Warhol comincia ad avvicinarsi alla questione ambientale, alla forza della natura. In questa sezione andranno anche le immagini della sedia elettrica e quella delle lotte e proteste di strada.
Musica
Sesta sezione – Music
Anche le collaborazioni con il mondo della musica sono moltissime: una su tutte, basti citare il fatto che divenne il manager dei Velvet Underground. Anche questa sezione sarà ricca: copertine di dischi, oggetti e ritratti dei tanti musicisti che popolano il mondo di Warhol.
Le foto di Oliviero Toscani
La “Fabbrica dell’Argento”
"Nello studio c’era gente giorno e notte. Amici di amici. Il giradischi suonava sempre le arie di Maria Callas e ovunque c’erano specchi e carta d’alluminio."
Warhol, Andy. La filosofia di Andy Warhol (Italian Edition) . Feltrinelli Editore.
"Sono sempre stato in contraddizione con me stesso perché sono timido, ma mi prendo un sacco di spazio personale. La mamma mi diceva sempre: “Non essere invadente, ma fa’ in modo che gli altri sappiano sempre che ci sei”.
"Perché sprecare il proprio tempo a essere tristi quando si può essere felici?"
Warhol, Andy. La filosofia di Andy Warhol. Feltrinelli Editore.
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