Alcune opere più rappresentative di Escher

A Roma

“Mi piace dedicarmi agli schizzi di sera a Roma, l’eterna Roma, splendida e bellissima e mozzafiato la sua architettura l’adoro molto di più la notte che di giorno. Tutti quei fronzoli eccessivi barocchi di cui Roma è piena sbiadiscono di notte.
Inoltre l’illuminazione moderna indiretta con i fari grandi contribuisce a rendere effetto più fantastico.
E così ogni sera disegno e finisco lo schizzo nel legno il giorno seguente”

“Il ciclo”

“L’infinitezza su un piano delimitato, una serie infinita di uomini tridimensionali, sta correndo giù per le scale, a poco a poco, perdono la loro plasticità mentre si immobilizzano, si appiattiscono e si trasformano nel motivo di un mosaico a scacchiera regolarmente organizzato, all’insù verso la sua forma originaria il diamante. Tre diamanti in bianco, grigio e nero formano insieme un cubo e cosi ritrovano la loro plasticità, il cubo si trasforma in un isolato in una casa e dalla casa un prodotto umano, le persone riappaiono per ripetere infinitamente il ciclo. il motivo familiare delle piastrelle delle terrazze e di nuovo e sempre lo stesso motivo originale il diamante. Il legame tra le due e le tre dimensioni l’idea su cui l’intera composizione e costruita.”

M.C. Escher, "Il ciclo" litografia 1938
M.C. Escher, “Il ciclo” litografia 1938
M.C. Escher Il cubo…

“Sempre più piccolo”

“Mi sono sforzato per spiegare la stampa “Sempre più piccolo” ai visitatori, ma ormai mi è sempre più chiaro che la gente è insensibile alla bellezza di questo mondo infinito all’interno di un piano definito la maggior parte delle persone non capisce di cosa si tratti e questo e ancora più triste per me perché sto lavorando alla versione successiva che dovrebbe superare di molto la prima.”

M.C. Escher "Sempre più piccolo"  Xilografia, 1956
M.C. Escher “Sempre più piccolo” Xilografia, 1956

“Metamorfosi”

“Da piccolo quando mi mettevo a letto a dormire mi divertivo a giocare associando dei pensieri, per esempio mi chiedevo, come posso trovare la connessione logica tra la lettera c e la coda del mio cane?  Ci sono mille modi per arrivarci per esempio C-cielo, uccello-nido, ramo-albero, giardino-cane-coda.
Passavo molto tempo a fare questi giochi. Ora ho trovato un modo di esprimere questi pensieri visivamente
L’esagono regolare, un alveare, l’ape, un fattore nuovo si è aggiunto, un’associazione diretta di forma, un pesce il cui sfondo si trasforma in un uccello,  in sostanza e un miscuglio che manca di qualsiasi profondità, è e rimane un gioco per bambini, la gente ragionevole può tranquillamente considerarlo banale per me il modo migliore per esprimere la mia mania di associazioni sarebbe un cartone animato, nel futuro il cartone animato diventerà un espressione artistica di grandissimo valore e mostrerà pensieri più importanti di Biancaneve o di Topolino, benché io non disprezzi affatto questi prodotti. Al contrario ammiro il talento di Disney.”

Il video di “Metamorfosi”

“L’incontro”

“Ho sviluppato un motivo di mosaico a scacchiera di ottimisti bianchi e pessimisti neri, in un racconto di mortalità totale. Un rappresentante bianco e un rappresentante nero si liberano della superficie grigia del muro nero e si muovono nello spazio, evitano di girare in tondo intorno al cerchio nel mezzo e così sono obbligati a incontrarsi in primo piano. Il Pessimista nero continua a puntare il suo dito di avvertimento sino alla fine mentre l’ottimista bianco gli va allegramente incontro e i due finiscono con lo stringersi la mano.”

M.C. Escher, “L’incontro”, Litografia, 1944

“L’occhio”

“All’inizio l’intenzione dell’occhio non era niente di più di un interesse generale per l’occhio umano, ma visto che lo spettatore si vede costantemente riflesso nell’occhio, che sta guardando, ho pensato di mostrare il riflesso di un teschio, tutti noi che lo vogliamo o meno guardiamo la morte e lei ci guarda a sua volta.”

M.C. Escher, “L’occhio”, mezzatinta, 1946

“Mani che disegnano”

“Quanto vorrei disegnare un po’ meglio, quanta fatica e determinazione ci vogliono per provarci a farlo bene.
Ogni tanto arrivo quasi a delirare dalla tensione nervosa che sento, è davvero solo una questione di persistenza ostinata con un’autocritica continua costante e impietosa, il talento o cose simili sono delle stupidaggini per la maggior parte. Qualsiasi studente con un po’ di carattere disegnerebbe probabilmente meglio di quanto faccia io, ma ciò che spesso gli manca è quel desiderio risoluto di realizzarsi, quella testardaggine che gli fa digrignare i denti mentre dice: “anche se sono consapevole di non riuscire a farlo io voglio farlo, lo stesso”

M.C. Escher, “Mani che disegnano”, litografia 1948
M.C. Escher

“La Pozzanghera”

“La pozzanghera e insolitamente impressionista per me, ma il simbolo e così forte e cosi penetrante e ogni volta una vera consolazione vedere di nuovo il cielo nella pozzanghera, che non mi è passato per la testa di cambiare l’immagine …non era mia intenzione disegnare una pozzanghera particolare lungo una strada di campagna particolare, quella pozzanghera si può trovare dappertutto in qualsiasi parte del mondo.”

M.C. Escher, “La pozzanghera” xilografia 1952
“la pozzanghera”

“Wentelteefje” (animaletto girevole)

“Questa creatura pedalternorotandomovens centroculatus artieculosus conosciuta come raggomitolatole e nata dall’insoddisfazione, l’idea mi è venuta in mente in bicicletta, ho pensato, che assurdità, sto pedalando sul terreno con le ruote ed è decisamente più facile che a piedi,  Dio si è dimenticato di creare la ruota e si è anche dimenticato di creare animali che possono usare il proprio corpo come ruota o raggomitolandosi per muoversi in avanti, con il disegno di questo raggomitolatole rispondo a questa necessità i dettagli biologici non sono ancora conosciuti non si può ancora dire nulla di preciso sulla sua riproduzione ….”

M.C. Escher, “pedalternorotandomovens centroculatus artieculosus” (Capriola) Litografia, 1951
“Casa di scale” litografia, 1951

“Buccia”

“Le cose più belle e più dolci che hai dopo il tuo cuore, sono le mani, loro mi toccano, le tue lunghe dita come quelle di un ladro mi hanno rubato il cuore. Perché l’hanno scelto?”

M.C. Escher, “Buccia” xilografia, 1955

“Vincolo d’unione”

Quando Escher disegno il ritratto di sua moglie rappresentando una buccia, non fu affatto soddisfatto del risultato ottenuto perché si rese conto che la buccia che aveva disegnato aveva un inizio e una fine. Escher voleva sempre connettere tutto in una sorta di cerchio e cosi penso: come posso risolvere questo?
Ne parlo ai figli: “nel caso ci fosse una seconda persona allora la buccia potrebbe continuare verso di lei e unirsi all’altra alla fine quella persona potrebbe venire ripresa dal ritratto”.
Chi doveva apparire acconto a Lei?
I figli risposero: “Dovresti essere tu, ovviamente.”

E cosi fece, trovo il modo per disegnare due fili, due bucce che si intrecciavano tra di loro.

M.C. Eshcer “Vincolo d’unione” litografia, 1956
M.C. Eshcer “Vincolo d’unione” litografia, 1956
Jetta Umiker e Maurits Cornelis Escher

“Gallerie di stampe”

“Ho finito una nuova litografia non credo di avere fatto niente di così strano come questo nella mia vita.”
“Tra le tante cose rappresenta un giovane uomo che guarda attentamente una stampa su un muro a una mostra, la stampa è un suo ritratto, com’e possibile? Probabilmente non sono così tanto lontano dall’universo curvo di Einstein?”

M.C. Escher “Galleria di stampe”, litografia 1956

Come Escher, stesso dice forse la sua opera più strana, che rimane incompiuta, infatti non riuscii al centro del disegno ha riprodurre la sua idea in infinitezza, e cosi ci mette la sua firma. Ma il tempo da ragione all’intuizione di M.C. Escher, infatti in anni recenti studiosi sono riusciti a completare l’opera, e con l’aiuto del computer hanno riprodotto l’effetto Droste.

 Il video effetto Droste su "Gallerie di stampe" 

Un’immagine in cui è presente l’effetto Droste possiede una piccola immagine di sé stessa, localizzata dove dovrebbe trovarsi se si trattasse di un’immagine reale. Questa piccola immagine inoltre contiene a sua volta una versione ancora più ridotta di sé stessa, e così via. Tecnicamente non c’è limite al numero di iterazioni, ma in pratica si continua fino a quando la risoluzione permette di distinguere un cambiamento.
La dicitura “effetto Droste” venne coniata alla fine degli anni settanta del Novecento dal poeta e giornalista Nico Scheepmaker[1], il quale prese spunto dalla marca olandese di cacao Droste, sulla cui scatola era presente l’immagine di un’infermiera che teneva in mano un vassoio con una tazza e una scatola della stessa marca; questa pubblicità fu creata da Jan Misset nel 1904.


https://it.wikipedia.org/wiki/Effetto_Droste


Cacao Droste

“Relatività”

“Tre superfici della terra si intersecano a angolo retto e su ognuna di esse vivono delle persone, due abitanti di mondi diversi non possono vivere sullo stesso piano visto che la loro nozione di orizzontale e verticale non è la stessa, tuttavia possono usare le stesse scale, ma soltanto se una persona sale e un’altra invece scende, il contatto tra loro due è impossibile perché vivono in mondi diversi e quindi non possono in alcun modo sapere dell’esistenza l’uno dell’altro.”

M.C. Escher "Relatività"
M.C. Escher “Relatività” litografia, 1953
M.C. Escher “Relatività” litografia, 1953

“Salita e discesa”

“Sto lavorando a una nuova stampa con una scala che continua a salire o a scendere come volete, è un circuito chiuso fatto ad anello e pure la prospettiva rimane corretta, ci sono molte figure che vi camminano sopra nelle due direzioni, una linea sale con grande tenacia verso l’infinito mentre l’altra scende, eternamente.  
Questa scala è un soggetto triste pessimista ma molto profondo e assurdo.
Alla gente non piace parlare delle loro discese tantomeno delle loro ascese.”

M.C. Escher, “Salita e discesa” litografia, 1960

“Giorno e notte”

“Un mosaico a scacchiera circolare regolare legato logicamente da tutti i suoi lati all’infinitesimale è qualcosa di una bellezza miracolosa.”

M.C. Escher, Giorno e notte”. xilografia, 1938

“Il giudizio di conoscenti e amici mi fa capire che per loro, il mio lavoro e strano e che non sanno cosa pensare, la ricezione non favorisce affatto l’entusiasmo con cui io mi sto scrupolosamente dedicando per proseguire in questa direzione, temo che le altre stampe saranno una delusione, perché in quelle ancora di più di quanto non abbia fatto in “Giorno e Notte” io devio dal desiderio di una soddisfazione estetica.
L’interesse matematico sta diventando così predominante, che mi chiedo se stia ancora cercando di fare arte e se tutto questo appartenga ancora a una mostra d’arte.”


Vedi anche:

LA MIA PROSPETTIVA

error: Content is protected !!